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sabato 18 aprile 2009

La polemica nel sangue

La polemica nel sangue
Il ritratto
di Roberto Jacovissi
Non ha avuto certo una vita facile, don Antonio Bellina - pre Toni, come lo chiamavamo un po' tutti quando ci si trovava a parlare assieme delle cose del Friuli - , vuoi per la malattia che lo ha accompagnato lungo gli ultimi anni della sua esistenza tormentata, vuoi per il suo carattere non certo facile, vuoi per quel suo modo di vivere la vocazione di "predi" al di fuori degli schemi ordinari - canonici, verrebbe da dire - e per quella sua penna polemica sempre intinta, e senza compromissioni - «infogonade», appassionata, come amava ripetermi - di verità.
Verità alla cui ricerca, «cirint lis olmis di Diu», ha dedicato tutta la sua breve esistenza. Predicando e scrivendo per il popolo di Dio a lui affidato e per i friulani tutti, che sono stati i suoi modi di elezione per amare Dio attraverso gli uomini , le loro miserie e le loro grandezze. Prete era, e anche maestro e pedagogo, come lo sono stati tanti altri preti della chiesa friulana, e per questo non aveva mai separato la sua parola di fede da quella utilizzata per diffondere la cultura e la lingua friulana convinto, com'era, che questa fosse la strada maestra per togliere il suo popolo da un retaggio di sottomissione e di minorità culturale. Pre Toni è stato un autore fecondo: oltre cinquanta sono le sue pubblicazioni, senza contare le sue tante collaborazioni giornalistiche e la direzione del mensile in lingua friulana "La Patrie dal Friûl" che aveva fondato e che aveva diretto con passione e competenza.
Certo, pre Toni è stato anche un polemista: ce l'aveva nel sangue, la polemica, che era un dato connaturato nella sua esistenza, di sicuro frutto della sua grande passione religiosa, civile e culturale, che mai comunque aveva tolto alle sue opere il valore letterario o di testimonianza. A cominciare da quel suo "pamphlet" sulla formazione dei seminaristi nel seminario di Udine, che non a caso aveva intitolato "La fabriche dai predis", e nel quale aveva raccontato - e quest'opera si può definire alla stregua di un trattato di sociologia della formazione del clero - con dovizia di particolari e giudizi anche scomodi, quella che era stata la sua formazione umana e culturale nel seminario, le difficoltà che aveva vissuto e la difficoltà di tenere duro nella scelta fatta.
Ricchissima, come si è detto, la sua bibliografia, che ha inizio ancora negli anni di parroco a Valle e Rivalpo, poi a Codroipo e infine a Basagliapenta, suo luogo dell'anima, a iniziare da "Par amôr o par fuarce" (1975), "Siôr Santul" (1976), "Misteri gloriôs" (1980), "Tiere di cunfin " (1982) e alle traduzioni in friulano, tra le quali spicca quella del libro di Pinocchio, per arrivare al "Vanzeli par un popul" e alla traduzione in friulano della Bibbia, avviata con il compianto pre Checo Placereani.
Nel 1981 aveva vinto la seconda edizione del premio in lingua friulana "San Simone" di Codroipo, con l'opera "Pre Pitin", nella quale aveva realizzato un ritratto molto vivace di un mondo alla gran parte della gente sconosciuto, che era proprio quello della parrocchia e dei non sempre facili rapporti tra seminaristi e preti. Un libro che alla novità del contenuto accompagnava una grande padronanza della lingua friulana - che pre Toni ha saputo utilizzare come pochi -, una grande aderenza alla materia trattata e una capacità di elevare il racconto a uno spessore morale quasi del tutto sconosciuto nella coeva produzione letteraria in friulano.
Sempre al "San Simone" pre Toni aveva ricevuto, nel 1999, il premio per la saggistica per il saggio in friulano "Trilogjie tormentade" (Trilogia tormentata), nel quale, con tanto coraggio, aveva messo vicino tre personaggi di cultura, don Lorenzo Milani, Oscar Wilde e Pier Paolo Pasolini, molto diversi tra di loro, ma anche vicini, e molto, per il tormento della loro dolorosa esistenza. In questo testo pre Toni, con grande capacità di introspezione, passione e partecipazione umana, aveva condotto una analisi critica e storica a tutto campo sulle opere di questi personaggi, accompagnandola con un originale e sofferto confronto con quella che era la sua situazione personale e quella del popolo friulano, sempre con quella lingua che scaturiva, con tanta facilità, dalla sua penna.
In fondo, a ben guardare, e per stessa ammissione dell'autore, tra "Pre Pitin" e "Trilogjie tormentade" c'è un'evidente continuità di rapporto fra i personaggi protagonisti, tutti anime tormentate, con una vita difficile alle spalle come è stata quella dell'autore di queste opere, e come lo stesso pre Toni aveva scritto in un suo intervento pubblicato dal Comune di Cordoipo in una pubblicazione edita per il 25º anniversario del premio "San Simone".

Più che di un collegamento casuale tra don Milani, Oscar Wilde e Pier Paolo Pasolini - questi due ultimi, anche a detta di pre Toni, non proprio adatti a farci prediche secondo il normale ragionamento della gente normale -, il collegamento lui l'aveva cercato, e trovato, nella grande cultura, nella libertà interiore, nella forza morale che questi personaggi avevano dimostrato nel dire le cose che non piacevano agli abitatori del palazzo, e sulle loro profonde intuizioni, che sarebbero durate - come in effetti sono durate - ben oltre le loro vite relativamente brevi, come breve, in fondo, è stata quella di pre Toni.
Nella prefazione di uno dei suoi primi lavori, "Siôr santul", aveva dedicato la sua fatica, non senza una sottile ironia, «a duc' i predis che no àn fate strade in chest mont, cun la sperance che la fasin in chelâtri. A duc' i predis che àn fate strade in chest mont, cu la sperance che no la fasin ancje in chelâtri» (A tutti i preti che non hanno fatto fortuna in questo mondo, con la speranza che la facciano in quell'altro. A tutti i preti che hanno fatto fortuna in questo mondo, con la speranza che non la facciano anche nell'altro). Il gusto del paradosso, in fondo, veniva in pre Bellina da quella saggezza popolare friulana nella quale era nato e che ha sempre sostenuto le sue fatiche letterarie. La parola delle Scritture è stata, per pre Toni, la fonte cristallina con la quale confrontarsi e confidarsi, e che trovava anche espressione nelle sue collaborazioni settimanali al giornale diocesano "La Vita Cattolica", con i suoi interventi nella rubrica "Cirint lis olmis di Diu", che meriterebbero essere raccolti per la sua ultima, forse più elevata opera teologica e letteraria, quale ultimo dono di un uomo tormentato, ma fedele alla sua missione di sacerdote e di maestro quale era. In queste sue meditazioni, pre Toni, con grande sapienza, profondità e partecipazione personale, si interrogava sulla rivelazione delle Scritture non al fine di una teologia fine a se stessa, ma per incarnarla nella vita quotidiana dei fedeli e di quella sua personale
Fino quasi a farsi profezia del sua destino di uomo alla ricerca della verità, che sente essere vicino il momento dell'incontro finale. Nella sua ultima collaborazione alla rubrica, uscita sabato 21 aprile, scriveva con intuizione profetica: «O vevi juste celebrade la Pasche cun lis mês comunitâts, cuant che, a colp, mi à brincât il mâl e o soi tornât a plombâ tal scûr orent dal Vinars sant, cu la vite che ti sta bandonant e cun la sensazion di jessi rivat insomp (o dapît) de tô corse» (Avevo appena celebrato la Pasqua con le mie comunità, che mi ha afferrato il male e sono ritornato a ripiombare nel buio orrendo del Venerdì santo, con la vita che ti sta abbandonando e con la sensazione di essere arrivato all'inizio (o alla fine) della tua vita».
Non negava la durezza della vita, don Bellina, non si faceva illusioni. In quell'«insomp» (inizio) o in quel «dapît» (fine) della vita sta forse l'ultimo, e più terribilmente sofferto, interrogativo di questo uomo e di questo prete che nella sua vita e nella sua attività letteraria non si è mai accontentato di verità precostituite, da consumare senza tormento per arrivare alla verità che ci fa liberi. Ma che nella sofferenza, come ha scritto in questa ultima collaborazione, che è quasi il necessario testamento, ha di certo trovato la strada «privilegjade e sigure par jentrâ in glorie».

(Messaggero Veneto 24 aprile 2007)

fonte: http://messaggeroveneto.gelocal.it/dettaglio/la-polemica-nel-sangue/1297370

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