Don Antonio Bellina (pre Toni Belline), è un sacerdote friulano piuttosto scomodo: scrive troppo e pensa troppo, e ciò per la Chiesa non va tanto bene. Nato a Venzone (UD) nel 1941, è stato direttore della "La patrie dal Friul", ha una rubrica sulla Vita Cattolica, ha tradotto la Bibbia in lingua friulana, ed ha scritto diversi libri tra i quali il più controverso ed al momento introvabile è "La fabriche dai predis" ovvero "la fabbrica dei preti" in altre parole il seminario. Dato che Antonio Bellina scrive esclusivamente in lingua friulana, le traduzioni in lingua italiana che riporto non sono autorizzate dall'autore, e sono di Marino Plazzotta esponente di spicco della cultura friulana. "La fabriche dai predis", libro che racconta le esperienze vissute in seminario da Don Antonio Bellina, e su come venisse "forgiata" la mente dei giovani preti, è sparito misteriosamente dalla circolazione per non si sa bene per quale Santo Uffizio. Il libro io ce l'ho, l'ho letto volentieri, e sinceramente l'ho apprezzato molto. E' il racconto del seminario ovvero come dice Bellina tradotto: "Il posto si chiama “seminario”. E’ stato inventato e codificato nel 1500, e precisamente in quel Concilio Tridentino (1545-1563) organizzato per combattere i protestanti, che è durato e dura, nella sostanza, fino al giorno d’oggi. La parola viene chiaramente da “semente “, una sorte di vivaio per piantine che dovevano essere guardate dai venti del secolo e riscaldate con il calore della santità".
Secondo Bellina i seminaristi sono solo piantine, da guardare (difendere), dai venti pericolosi e riscaldare con il calore della santità. Alcuni passi del libro sono veramente fenomenali, ed in particolare me ne ritorna in mente uno ove un giovine seminarista dato che gli avevano detto di lavarsi i denti con il COLGATE, avendo pochi soldi va in negozio e chiede se il COLGATE senza il GATE costa meno. Altri passi riguardano i dubbi dei seminaristi e le risposte dell'insegnante di Teologia. Bellina scrive: "In quei tempi di miseria materiale, i seminari godevano di grande abbondanza numerica, al punto che la nostra gente, per dire che ce n’era una strage, diceva un seminario. Cosa che sicuramente oggi stonerebbe. Però l’aspetto più caratteristico di questo posto di formazione clericale, che la retorica del tempo chiamava anche santuario, non era il numero degli eletti, ma lo stampo di educazione. Uno stampo soprattutto negativo, immobile, ossessionato a far sparire l’uomo vero, l’uomo che diventa prete, per sostituirlo con l’uomo nuovo, il prete che non è più uomo". Un po' come il concetto di Ermanno Olmi nel film "Centochiodi": cristianesimo ridotto a religione.
Il prete che non è più uomo, ma un quasi una specie di "automa" creato da una struttura che "ha mandato fuori centinaia, migliaia di preti, una stirpe per conto suo, tutta compatta, tutta uguale, tutta differente e alternativa alla gente normale. Che se in tempi di clericalizzazione e di sacralizzazione generalizzate poteva essere comprensibile e addirittura accettabile, oggi è tremendamente, scandalosamente stonata, incomprensibile e soprattutto inaccettabile". Bellina prosegue: Queste pagine sono una visita in quel luogo e in quell’ambiente, fatta da uno che ha passato li dentro tredici anni e dunque può vantare qualche titolo. Le ho scritte per fare luce sull’anormalità del prete, per trovare una qualche ragione alla sua stravaganza rispetto alla gente normale. Per capire quello che gli hanno fatto per ridurlo così e dunque per trovare una qualche attenuante e, se è possibile, un po’ di comprensione, come si ha per tutte le vittime. Non è un lavoro contro i preti ma, contro la struttura che li ha ridotti così. Ho scritto anche per dare una testimonianza alternativa a quella oleografica fornita dal mondo clericale, che sicuramente loda e dà risalto al suo prodotto nascondendo colpe e limiti. Queste testimonianze, apparentemente inutili, hanno il vantaggio di offrire una lettura diversa, contraria, inedita. Di modo che, un domani, se Dio vorrà, si potrà sentire un’altra campana, meno edificante e celebrativa ma non per quello meno vera. Una testimonianza personale, ma provata sulla mia pelle e dunque genuina". A chi dice che è una prova o castigo di Dio, un'occasione per cambiare sistema Bellina risponde: "a quelli che si strappano la tonaca domandandosi come ha potuto franare in maniera così repentina, io rispondo che la domanda sarebbe, in caso, un’altra: Come ha fatto a durare così tanto a lungo?".
Riporto alcune considerazioni di Bellina sul suo destino di entrare nella fabbrica dei preti e successivamente di essere prete:
Siccome i santi sono persone straordinarie rispetto alla normalità, come stelle che luccicano in un cielo tutto grigio, è evidente che anche la loro vita è differente di quella della “massa damnatorum” della “folla dei dannati” che saremmo noi. La differenza di base è la loro vita interiore, il loro grado di grazia, la santità delle loro anima, ma questo è troppo poco per i nostri occhi curiosi e allora bisogna che la straordinarietà di palesi anche dal di fuori. E non solo in morte o dopo morti, ma anche in vita.. L’ideale sarebbe che tutta la vita fosse fuori dalla nostra ordinarietà, che Dio palesasse la loro grandezza fin dai primi anni, per non trovare in loro ombra di normalità. I migliori sono segnati dal momento della nascita o addirittura prima.
Mi ricordo di aver letto, negli anni della mia formazione, un miscuglio di vite di santi ed agiografie, una più edificante di quell’altra, in cui Dio sfogava tutta la sua fantasia per sottolineare la santità dei suoi servitori. Bambini che nascevano con una piccola croce in mano, bambine alle quali uscivano di bocca delle api, culle da cui si sentivano canti mai sentiti, case che si illuminavano come se avessero preso fuoco e la gente correva spasimando coi i secchi e trovava un ragazzino bello come un angelo. Ci sono stati santi che, nei giorni di astinenza, vuoi il mercoledì o il venerdì, non volevano succhiare il latte materno e altri che hanno incominciato a parlare appena usciti dal grembo della madre.
Non mancano naturalmente i sogni e le premonizioni, strada consueta che Dio adopera anche nella Bibbia per avvertire degli esempi che sta preparando.
Ebbene, se invece di essere un beato prete, grande peccatore e eretico, fossi stato un san Giovanni Bosco, o un altro santo, anche nella mia vita avrebbero trovato qualcosa di straordinario. Per esempio il sogno di una madre.
Sono nato l’11 febbraio del 1941. In quel giorno la chiesa ricorda l’apparizione della Madonna di Lourdes a santa Bernardette. Può esistere un santo che non sia nato o morto in una giornata dedicata alla Madonna? Se deve tener conto che, a differenza della gente normale che vive in una quotidiana casualità, per le anime elette non esiste casualità e tutto ha un significato, compresi i giorni del calendario.
Quando stavo per nascere, mia madre si è sognata che, davanti all’altare della Madonna, c’era un bambino vestito da prete, con la piccola tonaca nera e la cotta bianca, tutto intento a guardare la Madonna e a pregare. Quella volta non si sapeva, come adesso, se nasceva bambino o bambina, e io non ero l’unico maschio della famiglia, avendo un fratello più grande di me e uno più piccolo. Mia madre non ha fatto nessun sogno con nessuno degli altri e dunque si può dire con relativa sicurezza che quel piccolo prete ero io.
(Fonte: "La fabriche dai predis", Marino Plazzotta)
Un'altra passo che ricordo volentieri, è quando parla della "scuola diabolica", diffusa credulità popolare e cosa di cui mia madre si premuniva di avvisarmi, dei preti. Non parlare mai male dei preti hanno fatto la scuola diabolica, si vendicano. Leggende metropolitane confermate anche dalle mie vecchie zie, che vivono la loro fede con il terrore. Finiamola di essere succubi dei preti, anche se solo per le leggende metropolitane. Dalla fabbrica dei preti scopriamo che non è vero, semmai potremmo fare qualche considerazione sulla base del buon caro e vecchio Orwell ...
A me il libro è piaciuto, peccato che l'oscurantismo e l'inquisizione lo abbia fatto sparire dalla circolazione (introvabile in commercio bisogna rivolgersi direttamente all'autore). Strano che non sia stato dato alle fiamme pubblicamente, sullo stile del noto film di fantascienza ove i pompieri erano incaricati di incendiare i libri. Ma forse la lettura è un po' scomoda per chi ha la pretesa di imporre la propria morale da Legge divina, e la propria verità assoluta.
fonte: http://mstatus.splinder.com/post/11872698/La+fabbrica+dei+preti
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento