IL MALESSERE DEI GIOVANI di pre toni beline
Dico la verità.
Ogni volta che la televisione e i mezzi di comunicazione parlano dei giovani mi viene un tonfo cuore perché sicuramente, tre volte su quattro, hanno commesso qualche cosa di grave.
Anche se le notizie di cronaca nera che ci vengono riversate nelle case via etere sono talmente grandi che non si riesce né a ricordarle né tanto meno a riflettere, non si può dimenticare le violenze, gli atti delittuosi, le assurdità che capitano in un campo di gioco o sugli spalti quando le tifoserie di due città o di due squadre antagoniste si scontrano. Lo spettacolo è uno dei più deprimenti e il terreno di gioco è ridotto ad un campo di battaglia.
Tutto distrutto, tutto rovinato.
E quando mostrano le scene delle ultras che si bastonano fra di loro oppure assalgono le forze dell’ordine ti rammenta i momenti più duri di una dittatura.
Eppure siamo in piena libertà o democrazia al limite dell’anarchia.
Il caso dell’ispettore di Catania di trent’otto anni ucciso da un ragazzo di diciasette, il solito bravo ragazzo che non farebbe del male neanche ad una mosca, è inquietante. Se i bravi ragazzi sono così chissà come saranno quelli che invece non lo sono? Se a diciassette anni si ha questa carica di violenza che cosa ne sarà a trenta o a quaranta? Se si presentano nella primavera della vita in questo modo come sarà nella maturità?
Ho menzionato il calcio perché è uno sport nazional-popolare che coinvolge e conoscono tutti.
Ma sarebbe da aggiungere, senza nessuna ambizione di essere esaustivo, i tafferugli che nascono fuori della discoteche, nei rioni delle città come Napoli, Palermo, Bari e altre di vecchia e nuova manovalanza; là dove per uno sguardo di troppo, per un complimento pesante, per una graffiatura alla moto o alla macchina ti scappa il morto.
E il giorno dopo tutti in Chiesa a piangere e ad applaudire e a chiedere l’aiuto allo Stato per dopo contrastarlo e ostacolare le indagini e il lavoro ogni volta che si presenta l’occasione.
E le violenze in famiglia con i figli che diventano degli assassini lucidi e impietosi?
E il mondo della prostituzione e della droga?
Ma veramente la seconda o terza generazione venuta alla luce dalla nostra, che aveva provato sulla propria pelle la fame, la paura, la mancanza del lavoro, la mancanza di tutto è ridotta in questa condizione? E perché? Ma soprattutto cosa si può fare?
In primo luogo mi permetterei di non cadere nella banalità della generalizzazione la dove parte con il criminalizzare e termina poi con l’assoluzione di tutti.
Poiché non è vero che tutti sono ammalati, bacati, violenti e negativi.
Tralasciando il proprio figlio, che per i genitori di oggi, contrariamente ai nostri, è sempre il più buono, il più bravo, il più innocente, il più onesto, si trovano anche oggi e forse più di ieri ragazzi e ragazze sensibili al volontariato, ai problemi mondiali della pace e della tutela dell’ambiente con tutte le contraddizioni tipiche di questa età splendida e problematica. Ciò che più mi fa riflettere è che il ragazzo d’oggi preso singolarmente è piuttosto pauroso, taciturno e riservato.
Si sta ripetendo con i ragazzi quello che i romani dicevano dei loro rappresentanti: “ Senatores boni viri, senatus autem mala bestia” . i senatori sono uno meglio dell’altro ma il senato è un letamaio.
Infatti tante, troppe volte i ragazzi si lasciano coinvolgere dalla violenza del gruppo dove sfogano tutte le loro frustrazioni ed inibizioni e sembra loro di essere finalmente liberi, mentre invece sono schiavi del gruppo, solitamente nelle mani del più prepotente.
I ragazzi, come tutti noi respirano l’aria dell’ambiente che li avvolge compreso l’inquinamento culturale, sociale, psicologico e quant’altro. Il clima di oggi, a differenza di quello del passato, schiaccia il buono e premia invece il prepotente. Un giovane deve andare in giro con le toppe nei pantaloni, con i pearcing, con i tatuaggi, con un atteggiamento volgare, deve bestemmiare, aggredire il prossimo per non essere considerato uno debole. Uno sfigato.Alla nostra epoca emergeva il ritratto del bravo ragazzo anche se tale non era. Adesso per il momento vince il ritratto della prevaricazione anche se sono diversi da quello che vogliono apparire.
Ho toccato la questione dell’apparire e dunque della televisione che è un altro argomento doloroso, non per il fatto che la televisione sia opera del demonio ma semplicemente per il fatto che è utilizzata male sia da quelli che la fanno sia da quelli che la guardano. È diventata la bibbia di oggi il nuovo trattato di educazione e maleducazione, la strada obbligata per avere successo ad ogni costo, l’unico parametro fra il tutto e il niente. E tanti ragazzi hanno la bramosia di andare a finire lì, magari anche nella cronaca nera ma l’importante è finire lì. Forse perché non esiste reale all’infuori del virtuale e questa è una grande tragedia oltre che una fandonia.
Qualcuno, parlando del malessere dei ragazzi fa un paragone con le stagioni atmosferiche: come non esistono le stagioni atmosferiche, così non esistono più le stagioni della vita ma abbiamo giovani vecchi e vecchi giovani, vecchi rivoluzionari e giovani scialbi. Dunque sembrerebbe di capire che non è tanto, o solo, ammalata la stagione della gioventù ma l’ affezione di questa stagione faccia parte di un malessere generale, di una confusione, contraddizione, schizofrenia generalizzata. Questo potrebbe avere anche una sua logica ma non deve diventare un alibi per non dare alla gioventù i suoi meriti e le proprie responsabilità. Sicuramente, su questo malessere morale e psicologico, va ad incidere la precarietà cronicizzata dei ragazzi, l’impossibilità concreta di realizzarsi, il fatto di rimanere in famiglia, eterni bamboccioni, non solo per comodità ma perché non hanno alternativa con la evidente sensazione di frustrazione pronta ad esplodere.Si può aggiungere la mancanza di valori, di riferimento validi e precisi, la scarsità di modelli positivi l’esempio cinico e amorale che ci viene dato dalla stragrande maggioranza del mondo politico ed economico. Non avendo ideali, non avendo prospettive, non avendo sogni e progetti è evidente che vivono alla giornata imitando più le galline nel loro razzolare piuttosto che le aquile nel loro volo libero e liberante: sono senza ali, senza stimoli, senza anima.
Che ci piaccia o no la gioventù di oggi è il ritratto della nostra anima ammalata e materialista; è il risultato della nostra inesistente o scarsa semina. Il fatto di aver fallito con i giovani, giovani intesi come investimento per il futuro,ci fa capire quanto poco lungimiranti, saggi, intelligenti siamo stati. Abbiamo costruito una reggia su un piedistallo di argilla che da un momento all’altro franerà, in quanto c’è l’assenza delle fondamenta basate sull’etica, sulla cultura e sulla spiritualità. Ai nostri ragazzi, nel loro relativo benessere è mancato forse l’aspetto più prezioso della vita: la fame, la voglia, la speranza ha lasciato posto all’assuefazione, alla noia, alla demotivazione da riempire ad ogni costo con il nulla.Per questo motivo vanno capiti, aiutati, amati con grande attenzione, comprensione e soprattutto con esempi, modelli positivi.
TRATTO DA “IL DONO” N° 1/ 2007- Periodico dell’AFDS –Associazione Friulana Donatori Sangue. TRADUZIONE DAL FRIULANO A CURA DI STEFANIA DEREANI.
Fonte: http://www.viverearagogna.it/pagine/articoli/ragognaoggi147.html
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