GIOVEDÌ, 23 APRILE 2009
Pagina 10 - Cultura e spettacoli
Domenica a Venzone – nel secondo anniversario della scomparsa – si presenta il libro inedito e incompiuto dedicato all’ultima stagione
“De Senectute”, il congedo letterario di pre Bellina
di NICOLA COSSAR
«Con il dolore cresci e maturi, con il bene rischi di rimanere bambino, con tutti i difetti del bambino. Tante volte mi domando se avrei fatto tutto quello che ho fatto se avessi avuto salute. Avrei corso di più, consumato di più, ma forse avrei buttato la vita in maniera stupida. Per questo dico, con le lacrime negli occhi e stringendo i denti: “Grazie Signore, anche della malattia”».
Non c’è neanche il punto, soltanto tanto bianco dopo queste ultime riflessioni lasciate sul computer alle 15.38 del 19 aprile 2007. Pochissimi giorni dopo, il 23, don Antonio Bellina, per tutti per Antoni Beline, sarebbe tornato alla casa del Padre. Non è riuscito a finire quella che sentiva sarebbe stata l’opera del suo congedo terreno e che aveva intitolato De Senectute, un lavoro che ha poco a che spartire con Cicerone ma che invece ferma – con la forza e la schiettezza dell’amatissima lingua friulana – il suo pensiero, la sua fede, il dolore e la suprema accettazione della stagione ultima. Glesie furlane, che si occupa, con grande attenzione e infinito affetto, della pubblicazione dell’intero corpus letterario di pre Toni, ha deciso di darlo alle stampe così, incompiuto nelle sue 112 pagine, perché il senso rimane, il messaggio c’è, chiarissimo, come sempre.
Con questo spirito il libro – primo tomo dell’opera omnia – sarà presentato domenica, alle 18, nel duomo di Venzone, in occasione della messa per ricordare il secondo anniversario della morte (a Basagliapenta, la sua ultima parrocchia, il rito sarà celebrato stasera alle 20). Volume incompiuto si diceva, ma don Bellina ne aveva già delineato la struttura, stendendo l’indice, con questi titoli: Arrivato all’età dei miei avi; Il sentiero ingarbugliato della vita; La mano che mi ha accompagnato; Dalla terra alla luna; Sconvolgimento geografico, culturale, economico, sociale, religioso; Momenti belli; Momenti brutti; Cadere e rialzarsi; Ricordi e rimorsi; Dal dover fare tutto a fare ciò che si riesce; Il dono della fede; Il dono dell’amicizia; Il dono della cultura; La fortuna di appartenere ad una famiglia; La fortuna di appartenere ad un paese; La fortuna di appartenere ad un popolo; La fortuna relativa di appartenere a una chiesa e a un clero; Guardare al passato con orgoglio: Guardare avanti piuttosto che indietro; Mai smettere di progettare; Recuperare l’umanità: Prepararsi al grande viaggio; La vita e la grazia; La morte come il grande volo verso la libertà; Il cielo come definitiva ricomposizione.
Venticinque i capitoli progettati, soltanto sei quelli sviluppati e un settimo appena abbozzato. «Si tratta di una minima parte – scrive nella presentazione, sempre in marilenghe, pre Romano Michelotti –. Anche leggendo i titoli dell’indice, si ha l’idea di quanto interessante e importante fosse l’argomento per tutti noi che viviamo in una società che non accetta di invecchiare, che non vuole prepararsi a dare senso agli ultimi passi della propria vita: brutti segnali di umana insipienza! Leggendo questo inedito si ha la percezione che pre Antoni sentisse di essere arrivato in fondo; il fisico lo stava abbandonando: “Sento che il sole sta tramontando”. Ma si avverte ancora una volta tutto il suo vigore interiore». Racchiuso in poche pagine di poesia e sapienza, contemplazione e ragionamento, fede e calore umano, serenità e malinconia, schiettezza e passione, bibbia e vita. Insomma, pre Beline. Vivo in quelle pagine, e in tutti noi.
23/4/09
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