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venerdì 25 febbraio 2011

LA FABBRICA DEI PRETI
Di pre Antonio Bellina
Don Pierantonio Bellina è uno degli scrittori friulani che più ha onorato, ed ancor oggi onora, la sua terra d'origine.
Con circa 40 libri pubblicati finora, compresa la meravigliosa e meritoria traduzione della Bibbia, resta, senza ombra di dubbio, uno degli autori più prolifici ed interessanti del Friuli, una voce libera, fervorosa e schietta.
Fra le sue tante produzione letterarie è doveroso prendere in considerazione un libro corposo ed intrigante, un lavoro di quattrocento pagine, che è lo specchio dell'uomo e del sacerdote che lo ha creato.
Completamente autobiografico, come la maggioranza degli scritti di don Bellina, racconta quella parte della vita dello scrittore che va dall'infanzia alla sua ordinazione sacerdotale, attraversando una parte della storia generale e personale, vissuta nel seminario di Castellerio ed in quello di Udine.
Il libro ha un titolo significativo: "La fabriche dai predis" (La fabbrica dei preti); va letto con il rispetto, la delicatezza, la serenità che richiede un'opera che mette a nudo l'anima di colui che
l'ha partorita. Un denudarsi comunque discreto, timoroso, mai sfacciato, un rivelarsi che riflette le grandi e piccole difficoltà del vivere in un ambiente chiuso fisicamente e psicologicamente.
Non per niente l'autore definisce il seminario anche come una prigione, un carcere non fatto da prigionieri ed aguzzini, ma da vittime, da una parte e dall'altra delle sbarre, vittime di una istituzione immobile e pauroosa, anche se giustificabile. Il racconto di Don Bellina è doloroso, a volte duro, sicuramnete sincero, e suscita una serie di emozioni: la pena, la partecipazione, la solidarietà, la comprensione... Ma nessuna delle quattrocento pagine lascia indifferenti:
"La fabriche dai predis" è un libro da avvicinare con rispetto, da leggere con passione; è un libro che fa aprire gli occhi su un mondo sconosciuto a gran parte della gente, che dà la chiave per spalancare la porta ad una diversa considerazione dei preti, soprattutto di quelli che oggi hanno una certa età.
E riesce a far capire il perchè di certi atteggiamenti del clero, aiuta a fugare le nebbie, a prendere coscienza di un modo di vivere lontano dal nostro ma che con il nostro è sempre in relazione.
Il consiglio, dunque, è quello di leggere questo libro con mente libera, senza pregiudizi, non per cercarvi avvenimenti curiosi o particolari, ma per avere una visione d'insieme di una realtà che non esiste più, ma che ha condizionato l'esistenza di tanti.
La figura del sacerdote, questa persona misteriosa che è il filo che ci lega al trascendente, avrà così un'altra collocazione nel nostro pensiero e nel nostro rapportarsi.

fonte: http://www.lenghe.net/read_art.php?articles_id=168&sk=chei&lang=it

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